I bambini e le bambine che hanno lavorato a questa immagine,
contenuta nel nostro Calendario dei Diritti 2016, ci insegnano che dentro
delle grandi figure-funzioni, quella dell'essere padre, madre e figlia o figlio
ci sono tante realtà, tante unicità.
Ci illustrano che avere una famiglia è un diritto, cosa può
voler dire la parola "famiglia", ciò che può esser contenuto dentro
un'idea che solo a guardarla da lontano sembra avere una definizione univoca.
Se scrutiamo attentamente dentro, più da vicino, scopriamo che ogni famiglia è
diversa dall’altra e che ognuno ha una rappresentazione soggettiva della
propria famiglia.
...Ben lontano quindi dall'affermare quell'univoco modello fatto da una
madre, da un padre e dai figli, ciascun quadro familiare racchiude amori,
conflitti, storie passate e future, fantasmi, vita.
Da futura psicanalista infantile penso all' importanza delle
identificazioni, ovvero al poter formare la propria identità nell'ambito delle
prime relazioni. Allo stesso tempo penso a quanto sia poco rassicurante l'idea
che il potersi identificare in una madre femmina e in un padre maschio sia la assoluta
garanzia per la salute mentale infantile. Frequente è ad esempio l’associazione
tra vissuti psicopatologici come l’autolesionismo o i disturbi alimentari e la
negazione della propria femminilità nell’adolescente, oppure vissuti di
confusione nell’identità di genere propria ed altrui, legati a stereotipi e
miti familiari che inconsciamente viaggiano tra le menti di adulti e bambine/i
appartenenti allo stesso villaggio/ cultura/ famiglia.
Penso invece a quanto sia fondamentale che la rappresentazione
del femminile e del maschile sia coerente e libera nella mente degli adulti che
crescono i bambini.
Sento dire spesso che la società non è pronta ad accettare
modelli “altri” di famiglia e soprattutto di "figlitudine", che i
bambini possono soffrire se hanno una famiglia 'strana'.
Penso di essere la società come tutti voi, noi. Penso che ogni
adulto, bambino, ogni bambina sia la comunità, ne sia la parte, viva, per il
tutto e che ogni adulto,soprattutto se insegnante, educatore, se lavora a
contatto con minori ha il dovere di accogliere e pensare che se non ci prendiamo questa responsabilità, quella società a cui a volte astrattamente ci si
riferisce, non potrà mai cambiare.
Federica Fabrizi
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